La nostalgia del non invocabile

ISBN:9788870949957

Pagine:176

Dimensione:150 x 210

Soggetti:Teologia

Anno:2019

Rilegatura:brossura

Prezzo del libro

26,00

«Può dirsi un tema molto caro ai domenicani l’indagine – che proviene dai secoli più remoti della storia della cultura – della relazione intrinseca che lega in profondità la poesia alla teologia, la letteratura agli interrogativi sul mistero dell’uomo, la parola poetica all’insondabile forza demiurgica del Verbo, l’immaginario artistico alla percezione indicibile dell’oltre. Ricordiamo solo alcune delle molte iniziative che dal 2008 ad oggi hanno visto in Gianni Festa un instancabile promotore, dall’indimenticabile convegno milanese su San Paolo e la letteratura (che in qualche modo ha dato l’avvio all’impresa del dizionario Biblico della Letteratura italiana edito da poco sotto la direzione di Marco Ballarini); al numero speciale di «Sacra Doctrina», La poesia scala a Dio; al volume collettaneo sull’Umanesimo cristiano di Manzoni, stampato per le Edizioni di Storia e Letteratura. All’interno di tale percorso, questo libro si pone in perfetta coerenza
con una linea di pensiero e di indagine tracciata con fermezza e perseveranza da anni, destinata a lasciare un’eredità feconda nel panorama degli studi presenti e futuri. […] L’autore ha cura di mettersi in amorevole ascolto del poeta, per raccogliere col suo sismografo ogni più piccola vibrazione del suo meditare, per registrare le atmosfere del trapasso della luce, all’alba o al tramonto, dei luoghi cittadini precisi e trasfigurati (a un tempo) che meglio consentono di accogliere le zone liminari di eccedenza semantica, ove è possibile protendersi oltre il limite apparentemente invalicabile della conoscenza razionale.[…]Sempre più, nel procedere del discorso poetico di caproni, l’oggetto
della ricerca è un dio nascosto, lontano e indifferente, di fronte al quale l’io lirico (universalizzato e frantumato nella molteplicità dei soggetti possibili) può solo constatare la distanza e prodursi in una preghiera di deplorazione, di livore e di rabbia, un’anti-preghiera, come quella del Muro della terra. il poeta resta comunque dilaniato dalle tensioni opposte della teologia negativa e del desiderio irrefrenabile, contrario a ogni logica, dell’incontro con l’altro. il pensiero poetante caproniano svela via via la natura paradossale del proprio procedere: dall’impossibilità di perdonare l’Ente supremo per la sua inesistenza al dichiarare che dio esiste solo nell’attimo in cui lo si uccide. […]» dalla prefazione di Francesca d’Alessandro, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.